LA COLLINA DI ARNHEM
Billy era ubriaco. Se ne
rese conto alzando la testa, ansioso di rivolgere lo sguardo verso il bancone,
dove era nata una violenta discussione fra due giovani. Le luci basse,
affusolate dalle nebbioline da fumo di sigaretta, velavano la scena. Presto
sarebbero venuti alle mani e lui notò con calma, mista ad un crescente disagio
di stomaco, che non poteva più mettere a fuoco le sagome davanti a lui. Era
probabile che avrebbe sboccato nei prossimi cinque minuti.
Appena un attimo
prima i suoi pensieri erano chiarissimi e stava ancora riflettendo sulla
conversazione avuta con Hot Rod e gli altri, vecchi soci dei sudici vecchi
tempi andati. Erano diverse settimane che non usciva con un amico al pub.
D'altronde il tempo era stato tremendo nell'ultimo mese e mezzo: pioggia e
folate di vento da gelarti il sangue fino alle palle, aria tosta adatta a
maschi vigorosi sui trenta, come lo era lui negli anni cinquanta, appena dopo
la guerra. Ma con i suoi settantacinque anni non poteva più concedersi enormi
stravizi. Stare al calduccio in casa, leggersi qualche libro, cucinarsi Baked
Beans con pane tostato e godersi gli ultimi anni in serenità: fino alla morte
di Mary non era stato poi così tanto male. E a pensarci bene anche da vedovo
non disdegnava il tepore rassicurante delle mura domestiche, addolcite dal
soffuso parlottare delle news di Itv. Era tuttavia fuori discussione che
qualche uscita coi soci gli avrebbe impedito di lasciarsi morire serenamente
sulla sua poltrona preferita, coi muscoli ormai anestetizzati dall'ozio e il
respiro che avrebbe faticato a riprodursi senza stimoli. Mary non era più con
lui da sette anni, eppure spesso durante il pomeriggio ne avvertiva la presenza
in casa, i soliti rumori in cucina per la preparazione del tè alle quattro,
un'uscita in giardino e il sottofondo del suo quiz preferito su Channel four.
Il pensiero era la cosa più scocciante,
l'unico ostacolo da superare contro l'ozio crescente della terza età. Una volta
in strada il vecchio vigore a tratti tornava a rinsaldare le membra e la
compagnia di quel tuonato di Hot Rod diventava perfino piacevole. Così dopo sei
settimane di reclusione aveva acconsentito ad una vecchia rimpatriata. La voce
mitragliante di Hot Rod lo aveva convinto in meno di un minuto (odiava le
lunghe conversazioni al telefono) che era l'ora di muovere il suo vecchio culo
per qualche pinta ad Hammersmith. La macchina di Vincent lo aveva prelevato
alle tre e mezza sotto casa sua, e c'era anche James col fratello Rich, assieme
a Rod che s'era impadronito del mangianastri della macchina e vi immetteva
cassette di musiche patriottiche, roba del tipo di Muso duro contro l'IRA e
Rule Britannia. Il solito coglione, era ancora come un bambino Hot Rod, con
quell'energia dalla quale gli altri si facevano trascinare più per
rassegnazione che per vero trasporto. Un bravo socio in fin dei conti, di
quelli che non ti lasciano morire nella merda. Avevano attaccato a bere alle
quattro, nel pub della Legione Reale del Partito Conservatore, e Vincent era
partito di cervello dopo due pinte.
-Il
nostro vecchio non può più darci dentro come una volta!- aveva sbraitato Hot
Rod sputacchiando sul tavolo mentre raccoglieva i soldi per il terzo giro.
-E
invece Billy boy sembra proprio il duro di sempre.- aggiungeva Rich, giocherellando
con il pacchetto di Silk Cut. Billy stesso si era stupito della sua soglia di
tolleranza ancora alta. Una pisciata dopo le prime due pinte di bitter ed era
ancora perfettamente a posto. James era l'unico che si cimentava con la lager,
ostentando il bicchiere sulla faccia di Hot Rod che esclamava : - io giuro che
non lo conosco, da vecchio combattente della legione rifiuto di riconoscere
questo europeo mangiarane, figlio della globalizzazione che sta inculando
questo fottuto paese nel nome dell'Euro e del Dollaro.- Quando Hot Rod
s'ingarbugliava con lunghi periodi era il segnale che stava perdendo la brocca,
ma come sempre a suo modo, non rinunciando mai ad avere tutto la situazione
sotto controllo, atteggiamento tipico da vecchio caporale che pensa ancora di
dirigere la compagnia sul fronte. Billy ci vedeva sempre un po' di malinconia
in questo sforzo di attaccarsi positivamente alle vecchie tradizioni. Un po'
era anche quella faccia larga di Rod, le labbra sempre semiaperte sotto il
nasone a patata che faceva ombra sul suo ghigno perenne.
-In
segno della nostra amicizia ti offro una bella pinta di Carlsberg- ridacchiò
James mentre Hot gli rifilava sul muso il segno della raspa.
-Farò
presente ai superiori la tua insubordinazione alla truppa, le spie ariane
verranno severamente punite- rispose con la consueta veemenza - Billy boy, mio
fedele esecutore ti taglierà le palle, ma non prima che tu paghi il prossimo
giro-. Ora anche Rich e James si sganasciavano dalle risate: andavano avanti a
parlare di niente secondo il giochino di far finta di essere negli anni
quaranta. Tutte le robe della guerra dovevano davvero averli segnati
indelebilmente se non riuscivano mai a stare un pomeriggio insieme a parlare di
altro. Nemmeno il football riusciva distoglierli dal vecchio giochino. Forse
era davvero l'età dell'oro quella lì, pensò Billy boy, anche se ai fatti non
c'era stato mai tempo più merdoso di quello. Il cuore della merda dentro la
merda sprofondato sotto la merda, ecco cos'era stata la guerra. Ma anche lui
non era immune da quella macabra attrazione verso il suo passato, verso quei
momenti in cui vicinissimo alla morte aveva sentito come non mai il pulsare
della vita galoppare nelle sue vene. Era lo stesso gonfiarsi di adrenalina che
provava Hot Rod. Lui lo esprimeva parlando continuamente di guerra e
nazionalismo, Billy lo covava dentro allo stomaco, quasi timoroso di farlo
uscire per paura che fuggisse via per sempre.
Al
terzo giro Vincent alzò bandiera bianca dichiarandosi prigioniero di guerra, agli
ordini del caporale Hot Rod. Gli potevi tirare il culo fino a un certo punto a
Vincent: era chiaro che non reggeva bene l'alcool. Al fronte lo avevano
crivellato con tre colpi all'intestino, il suo fegato da allora aveva sempre
funzionato poco. Faceva fatica anche a ridere, limitandosi a tossicchiare con
voce roca senza accorgersi della piega maligna che prendeva la sua bocca.
Trapassato sulle spiagge di Normandia da qualche crucco spaventato. Avrebbe
potuto finire anche peggio. Tanti soci li avevano beccati nelle palle ed erano
finiti in rovina per la vita. Ridotti come un cavallo castrato a prendere peso
tutta la vita senza mangiare un cazzo e senza speranza di chiavarsi più un
passera per la vita. Più fortunati quelli che erano crepati. In fondo a Vincent
gli era andata bene. La percentuale di morti fra i paracadutisti era superiore
al cinquanta per cento. Fiondati sul suolo nemico senza la minima idea di cosa
gli aspettava. Rischio tremendo di cadere in uno stagno e affogare soffocato
dal paracadute o finire prigioniero dietro le linee nemiche. Atterri in terra
sconosciuta, devi renderti conto di dove sei, veloce sguardo alla cartina per
realizzare che le teste di cazzo dei piloti ti hanno fatto cadere qualche
miglio lontano da dove eri destinato. Prima operazione, capire dove sei. Poi,
recuperare la posizione, quindi cercare il ricongiungimento con gli altri
disgraziati che dovevano essere con te. Infine affrontare la missione affidata,
con o senza l'aiuto di compagni. Ce n'era
per scrivere di libri. Vincent è fortunato che stava ancora lì a ghignarsela coi soci.
Rich
fece cadere maldestramente la sua pinta allagando il tavolo e le sigarette di
Rod. Un po' di bitter macchiò i pantaloni di Billy, che cercò di tamponare con
i fazzoletti di carta l'emorragia.
-Avete
completamente perso il senso dell'ordine e della disciplina, cazzo. I nazisti
ci avrebbero già schiantato a quest' ora. -
-Ehi
Hot, te ne puoi star tranquillo che le camicie nere sono crepate tutte,
prenditela comoda e rilassati!- Era un vecchio sui sessanta che era
intervenuto: calvo con gli occhi rossi e la bocca sottilissima e arida, sebbene
fosse inumidita dalla schiuma della birra. Un socio più giovane, altra
generazione. Billy boy non aveva mai il fegato di sdrammatizzare sui nazisti, nonostante
a volte le cavolate di Rod meritassero pronte repliche. Il tipo che invece si
era approssimato al tavolo sembrava molto più a suo agio.
-Ehi
giovincello non devi turbare il morale delle mie truppe, già stanno in crisi,
così gli togli l'animo...-
-in
campana fratello che se i tuoi soci non sono fedeli conservatori potrei fartela
pagare, mio Hot Dog!
-Non
provarti a chiamarmi hot Dog, furfante - reagì pronto Rod mentre Billy e gli
altri scoppiavano a ridere, stavolta di gusto. Hot Dog, in effetti gli stava
proprio bene a quel grassone gonfiato. Rod fece il gesto di partire con un
pugno, poi si abbandonò ad un abbraccio col tipo.
Billy squadrò il giovane sessantenne per l'ultima
volta prima che si allontanasse: un pischello viziato con l'orgoglio nutrito
dal latte della Tatcher. Lui per anni aveva votato per i Labour: non che
odiasse i conservatori, gente come Churchill aveva tenuto unito il paese nel
momento più duro. E grazie a questo l'Inghilterra era uscita vincitrice dalla
guerra. Ma in politica interna avevano affamato la gente pur di sventolare la
Union Jack ovunque. Distrutto i sindacati. Per i maschi operai del nord era
stato ancora peggio che per Londra. Lui e i suoi soci se l'erano cavata per il
fatto che erano reduci di guerra e per loro c'era l'unico assistenzialismo
consentito, perchè gli faceva comodo per la bandiera. E poi tutto sto
nazionalismo in realtà era un bluff: i conservatori avevano traghettato il
Regno Unito verso la globalizzazione. Assistenza sociale, previdenza, stato
presente: tutto inculato in nome di quelli al di là dell'oceano. Fottuti da
quelli che un tempo erano stati i loro figli. Gente come Rod non lo capiva o si
affannava a recitare la parte del tradizionalista ostile al sistema metrico
decimale. Ma non stava certo nelle misure il problema dell'Inghilterra. Non che
i socialisti avessero fatto meglio : finti poveri che giocavano a stare dalla
parte degli sfruttati, senza mai sapere cosa voleva dire essere un operaio.
Alla fine la politica non c'entrava molto con l'orgoglio britannico. Ai
proletari non gli serviva il partito per essere fieri. Quelli erano legami da
paesi totalitari, roba per i latini e per tutte le razze cattoliche di questo
mondo, che per avere l'orgoglio gli serviva un capo a cui andare dietro.
James
pagò il quinto giro e Billy cominciò a sentirsi brillo. Erano le sei e mezza e
provò un certo disagio nel non essere a casa sua, davanti alla tele con una
tazza di tè in mano e i ricordi con cui interagiva meglio da solo che in
brigata. Era solo un pomeriggio diverso pensò, poi in fondo faceva bene
scherzare tutti insieme e avere ancora la forza di prendersi una sbronza. La
cameriera passò a vuotare il tavolo. Una bella sventola sui quaranta, bel
sedere e sguardo sorridente con la bocca larga e carnosa.
-
Chissà se il caporale c' ha ancora qualche
erezione- sussurrò riducchiando Rich al fratello.
-
O sì - fa James - tutti i santi giorni e va
ad aumentare progressivamente man mano che la prostata si fa strada.
-
Potrei spaccarti il cranio con lo stantuffo
che ancora mi ritrovo amico, sporco invertebrato.-
I due fratelli se la ghignano, rifletteva Billy, sono simili, si vede che vengono
dallo stesso buco. E' il modo con cui ridono che è identico, anche se Rich c'
ha più capelli in testa e la pelle più tirata. Sembra una ristampa di James
meno scolpita, abbozzata senza essere finita, con meno segni particolari.
Billy
pensava all'ultima scopata e non ricordava bene quanti anni fa. Eppure da
giovane era un martello mica da ridere. Risse e scopate: ecco com'era la gioventù,
ecco cosa la differenziava dalla vecchiaia. Niente più violenza e niente più
sesso, ma in fondo anche meno problemi. Le risse da stadio le ricordava col
sorriso. I tuonati del sudest di Londra erano capaci di mandarti all'altro
mondo quando il Chelsea giocava a Millwall. Era dagli anni quaranta che non
metteva più piede nell'East Stand. Lui era nato a Londra ovest e là sarebbe
crepato. Man mano che invecchiava il suo raggio d'azione si restringeva. Già
quella serata a Acton due mesi fa gli pareva parecchio fuori zona. E poi del
resto l'East Stand era un vero buco nero, dove i turisti s'affacciavano solo se
sbagliavano metropolitana. Aveva sentito che stavano costruendo nuove case e
nuovi uffici: in effetti era come se Londra est fosse stata appena bombardata,
da come la ricordava lui. Pieno di cantieri navali dove gli scaricatori con le
mani e i bracci duri come l'acciaio non vedevano l'ora di dare la paga ai loro
cugini più ricchi di Londra ovest. Pensare che uno dei suoi figli viveva
nell'East End adesso. Era vero che anche là stava cambiando dunque, anche se la
vecchia feccia sarebbe comunque rimasta da qualche parte in quel vecchio
cagatoio. In ogni modo quando Alfred voleva vederlo era sempre costretto ad
andare a trovarlo a casa sua. Billy non avrebbe mai preso la metro per farsi
tutta Londra e spuntar fuori giù a Canhary Warf in mezzo al puzzo del Tamigi
con la paura che un Millwall o un West Ham lo prendessero alle spalle
facendogli ingoiare le palle a colpi di mazza in qualche vicolo cieco intorno ai
Docks. Vuoi vedere tuo padre? Nessun problema mio
Alfred, smuovi il tuo giovane culo dall'Isola dei Cani e vieni ad Hammersmith
che mi trovi.
Alla
settima pinta Billy rinunciò a seguire le conversazioni dei suoi soci.
Hot
Rod la menava con storie di religione, solita tiritera dei cattolici che gli
vanno dietro alla destra fascista e gli irlandesi perdenti che facevano il filo
a Hitler. James teneva alta la bandiera degli orangisti. Poi era scoppiata la
rissa al bancone e Billy s'era trascinato in bagno per vomitare.
Testa
abbassata sul cesso e via con la musica. Magari era l'ora giusta per un arresto
cardiaco, quello decisivo che lo avrebbe spedito al creatore. Da ubriaco
fradicio ti ritrovi davanti a Dio senza accorgertene nemmeno, senza neanche un
preavviso. E' così che funziona e forse era meglio crepare in un cesso fottuto
di Londra dopo sette pinte di bitter che non davanti alla tele dopo l'ennesima
camomilla del cazzo. Billy tirò su la testa si sentì un attimo meglio. Aveva
ripreso l'equilibrio e sentiva sapore di ruggine sul palato. Si sciacquò la
bocca sul lavandino e pensò a sua figlia. Era sempre un arma a doppio taglio.
Tutti i bei ricordi di quando era bambina e lui aveva gioito per la sua
primogenita, seguendola come un padre modello. Poi quando aveva deciso di
andarsene in Italia lo aveva accettato non senza un po' di patema, regolare per
un padre con un po' di senso di responsabilità, ma lei era grande. Non sarebbe
mai andato a trovarla e non si pentiva nemmeno ora. Aveva varcato la manica una
sola volta nella vita, nel giugno del '44 per andare a cacciare i tedeschi
dalla Francia. E aveva giurato che sarebbe stata l'ultima. Non si sentiva
responsabile del suicidio di Fiona. Ma ciò non voleva dire che non fosse stato
distrutto dal dolore. Non se la sentiva di dare la colpa a nessuno. Mary era
rimasta tutta la vita incazzata contro il genero e tutti gli italiani e
l'Italia intera. Ma come si poteva darsi una spiegazione ad avvenimenti simili,
così terribili? C'era il caso che Mary fosse morta dal dolore per la perdita
della figlia. Eppure sembrava così forte la sua Mary, più dura di lui quando si
erano sposati. Alla fine però era sempre una donna con la sua sensibilità
acuita dalla condizione di madre. Billy c'aveva una guerra alle spalle. Orrori
su orrori mai visti da chi sentiva della guerra solo alla BBC. Forse solo
quell'esperienza gli aveva impedito di mollare dopo la morte della figlia. Se
hai un background di sofferenza così eccezionale anche il suicidio di una
figlia lo metti nel contesto con le proporzioni giuste. A pensarlo faceva
schifo, ma alla fine l'uomo funzionava anche così. Questione di chimica, di
nervi abituati alle botte. Lui era un soldato di sua maestà che aveva
combattuto e vinto, era maschio, bianco e protestante. Era così che quando
Billy aveva saputo della morte della figlia l'unica cosa a cui aveva saputo
pensare per anestetizzare la sofferenza
era stato ricordarne un'altra. E così tutte le volte che pensava alla figlia
gli veniva in mente la collina di Arnhem.
Vincent
riportò a casa tutti. Era l'unico che si teneva ancora in piedi, avendo solo
tre pinte in corpo. Hot Rod la menava sul silenzio da mantenere in auto: la
Gestapo era appostata chissà dove, pronta a scovare i britannici dovunque si
nascondessero. Billy scese per primo, alla rotonda di Hammersmith, con le luci
della sera imminente che s'affacciavano a conclusione di un altra lunga
giornata di giugno, colorando l'aria come oro su tela.
Un
tè caldo e la sua poltrona lo riportarono velocemente in carreggiata. Aveva
sbroccato di brutto, ma una volta tanto poteva anche capitare. La testa non gli
girava più. Della sbronza restava un bruciore insistente allo stomaco e un
leggero anello a comprimere la fronte. Billy poggiò la mano destra sulla
tempia, come a darsi una manata per riprendersi. Poi si carezzò dolcemente la
guancia, come Mary faceva con lui nei momenti di intimità. Non ebbe bisogno
nemmeno di chiudere gli occhi per rivivere immagini già viste, vive e nitide
come uno squarcio di sole giallastro in mezzo a un cielo velato di grigio.
L'alba del 26 settembre 1944 la terza compagnia del III battaglione di
stanza ad Arnhem era incaricata di assaltare e conquistare la collina
all'estremità sud della città. Il poggio era appena un ondulazione boscosa
riempita di cecchini tedeschi, che avrebbero sfruttato la loro posizione di
vantaggio per respingere ogni attacco. Erano su questa altura, nascosti dagli
alberi. Ci vedevano e noi non vedevamo loro. Il caporale Rod Scholes era incaricato di dirigere l'operazione, era l'alba
quando il segnale fu dato. Mi sento piantato a terra, sento l'odore fresco e
umido dell'erba e mi ci vorrei fondere ma devo alzare il culo dopo questo
fischio che è interminabile e vorrei che non finisse. C' hanno detto di correre
a zigzag, mai andare a dritto che altrimenti il cecchino è favorito. Correre a
destra e a manca per fargli perdere la brocca ai bastardi Crauti. Veloci e
compatti senza paura. Per un attimo mi manca proprio l'impulso del cervello
alle braccia. I tendini li sento serrati e aggrappati all'erba. Vedo la mano
sinistra che morde il terriccio e diventa rossa e poi più nulla, mi alzo e
corro sulla mia sinistra che quasi sbatto con un altro fante. Almeno metà di
noi non c'arriveranno alla collina. Il caporale era stato onesto. La scena va
come al rallentatore. Vedo gli scatti dei soldati davanti a me. Poi i primi
colpi. Gridi soffocati e sordi e tonfi di corpi che cadono. Adesso è come avere
la pancia che ti scoppia e tengo gli occhi socchiusi per non vedere che la
terra davanti a me. Mi sorprendo che canto "Dio salvi la regina" e un
urlo dei ragazzi accanto a me mi ridona la carica. E' tutta una scena surreale
ma in quei frangenti devi essere per forza invasato, convincerti che quello che
fai c' ha un senso logico, o altrimenti finisci per sprofondare nella merda. E
allora vado via convinto, destra e sinistra e i colpi non mi arrivano e ora
cadono solo soldati ogni tanto, li stiamo fottendo cazzo, noi siamo England
Boys, secoli di storia alle spalle a rompere il sedere a tutto il mondo e non
pensi ai retroscena politici, non pensi che siamo strumenti nelle mani del
potere, ma eroi della bandiera pronti a vincere ancora. Un maschio davanti a me
stramazza giù: l 'hanno beccato alle gambe. Per poco non ci finisco sopra e
cado anch'io. Devo cambiare direzione in velocità tipo Sir Stanley Mattheus, il
terzino del Blackpool. Solo che qui non siamo a Wembley a giocarci la coppa
d'Inghilterra. Il maschio caduto bestemmia con l'accento di uno del nord. C' ha
la pelle dura perché incita gli altri a correre. Miracoli della guerra: un
ciccione di Newcastle o Sunderland o chissà quale altro posto primitivo del
nord che incita me di Londra a avanzare. Loro che ci considerano dei viziatelli
senza ferro nelle vene. Ma il cameratismo ti fa superare anche le divergenze
regionalistiche. E' veramente un paradosso che nella situazione più
catastrofica venga fuori lo spirito di corpo. Lo devi provare sulla tua pelle
per capire. Non c'arriverai mai senza l'esperienza diretta. Le pendici del colle sono nostre. Ci sdraiamo
giù a terra e qualcuno lancia le prime bombe a mano. Adesso è lotta ad armi
pari, nemmeno loro ci vedono. E da dietro l'artiglieria pesante ci apre la
strada per salire. Hanno giocato al gatto col topo, ma poi sono loro ad essere
in trappola ora. Siamo infilati nel bosco, dietro la collina c'è Arnhem. La
luce ci aspetta al di là. Romperemo le ossa a tutti quelli che ci
aspettano.
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